Protocollo di intesa tra Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma Capitale e Roma Capitale per la gestione del cinghiale (Sus Scrofa L.) nel territorio di Roma Capitale.

Descrizione del servizio

In questa pagina viene presentato e pubblicato (in allegato) il Protocollo di intesa tra Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma Capitale  e Roma Capitale per la gestione del cinghiale (Sus Scrofa L.) nel territorio di Roma Capitale approvato con Deliberazione di Giunta Capitolina n. 190 del 27 settembre 2019 e sottoscritto dagli enti sopra citati.

Il Protocollo d’intesa è nato dall’esigenza di attivare uno strumento idoneo per gestire e limitare al massimo la presenta di tali animali in ambiti urbani e periurbani allo scopo di mitigare le problematiche legate alla loro presenza, con particolare riferimento agli incidenti stradali, segnalate più volte da cittadini, associazioni ed istituzioni. 

Si deve tener conto che il cinghiale (Sus scrofa L.) fa parte di quelle specie le cui popolazioni, per la scarsità di predatori naturali, si stanno espandendo in tutta Italia, inoltre a causa dei ripopolamenti a scopo venatorio sviluppati per decenni con esemplari provenienti dall’Europa dell’est, il cinghiale in Italia risulta ormai rappresentato, nella maggior parte degli esemplari, da ibridi, più robusti e più prolifici della specie autoctona.

Questi animali selvatici, sempre più numerosi necessitano di territori più estesi per procacciarsi il cibo e si avvicinano alla città  a causa del facile reperimento di risorse trofiche come:

rifiuti depositati intorno ai cassonetti,
micro discariche che si formano ai bordi delle strade,
siti di foraggiamento per animali domestici,
orti;
ed anche volontaria somministrazione di cibo da parte dei cittadini.

La diffusa disponibilità di alimenti di origine antropica ha comportato anche una sensibile riduzione dell’efficacia degli interventi di controllo faunistico (tramite cattura), realizzati, fin dal 2013, nel territorio urbano del Municipio XV, ricadente nel Parco Regionale di Veio, a causa della riduzione del potere attrattivo dell’esca alimentare posta all’interno delle strutture di cattura.

La presenza diffusa del cinghiale all’interno del tessuto urbano costituisce un effettivo pericolo per i cittadini e per i loro animali domestici, sia per l’eventualità di aggressioni, sia per la possibile diffusione di malattie infettive/infestive anche a carattere zoonotico, nonché per il serio rischio di possibili collisioni stradali.

Nel Lazio, come in tutto il territorio nazionale, il cinghiale rappresenta il principale fattore di conflitto tra specie animali e attività dell’uomo; i cinghiali sono da considerarsi animali pericolosi per la salute e l’incolumità pubblica, ai sensi della legge 150/92 ed inclusi nell’allegato A del D.M.19/4/1996, che ne proibisce la detenzione.

Divieto di foraggiamento dei cinghiali (Sus Scrofa L.)

A partire dal 2016 ( Legge di stabilità del 28 dicembre 2015 ) è stato introdotto in Italia il reato di foraggiamento. La legge punisce con l’arresto da due a sei mesi o con l’ammenda da 516 a 2065 euro chiunque procuri del cibo ai cinghiali (Sus scrofa L.), a meno che il foraggiamento non sia finalizzato alle attività di controllo.

Il reato di foraggiamento, quindi, riguarda solamente i cinghiali in qualità di specie protetta e disciplinata da apposita dalla Legge n. 157 dell’11 febbraio 992 ed in particolare dall’Art. 7 comma 2 della legge 221/2015 – “Disposizioni per il contenimento della diffusione del cinghiale nelle aree protette e vulnerabili e modifiche alla legge n. 157 del 1992, che così recita:

 1. E’ vietata l’immissione di cinghiali  su  tutto  il  territorio nazionale, ad eccezione delle aziende  faunistico-venatorie  e  delle aziende  agri-turistico-venatorie   adeguatamente   recintate.   Alla violazione di  tale divieto  si  applica   la   sanzione   prevista dall’articolo 30, comma 1, lettera l), della legge 11 febbraio  1992,
n. 157
.

2. E’ vietato il foraggiamento di cinghiali, ad  esclusione  di quello finalizzato alle attivita’ di controllo.  Alla violazione di tale divieto si applica la sanzione prevista dall’articolo 30, comma 1, lettera l), della citata legge n. 157 del 1992.

Le ragioni che hanno indotto il legislatore a considerare il reato di foraggiamento sono le seguenti:

– Il cibo non appropriato può nuocere gravemente alla loro salute;

– il nutrimento portato dai cittadini ai cinghiali potrebbe indurre questi ultimi ad abbandonare il proprio habitat naturale per recarsi in massa presso la fonte di cibo, impedendo così il contenimento della diffusione del cinghiale nelle aree protette e il pericoloso avvicinamento presso i centri abitati con potenziali rischi per l’incolumità delle persone e per l’animale stesso. Il cinghiale è per sua natura un animale selvatico e può reagire all’interazione mordendo o spingendo violentemente specie quando si sente minacciato ed è in presenza dei suoi cuccioli;

Dare cibo agli animali selvatici favorisce la loro riproduzione in maniera incontrollata. Si consideri inoltre che il foraggiamento artificiale dei cinghiali è praticato illegalmente con lo scopo di mantenere alta la densità della popolazione a fini strettamente venatori.

Nel settembre 2019, Roma Capitale, Regione lazio e Città Metropolitana, hanno firmato un Protocollo di Intesa, finalizzato – tra le altre cose – alla gestione del cinghiale in ambito urbano e periurbano per la riduzione dei rischi per la pubblica incolumità e la salute dei cittadini.

Norme comportamentali corrette in presenza di cinghiali

In tutta Italia i cinghiali negli ultimi anni sono aumentati enormemente di numero per diversi motivi, tra i quali il più importante è stato la continua immissione di nuovi esemplari sul territorio, per favorire i cacciatori. Questi esemplari, provenienti dell’Europa dell’est, hanno delle caratteristiche che li rendono diversi dai cinghiali autoctoni, con i quali peraltro si sono accoppiati producendo prole fertile (si tratta infatti di varietà della stessa specie: Sus scrofa). Sono più grandi e robusti e soprattutto più prolifici, perché si riproducono più volte nell’arco di un anno.

Questo enorme incremento numerico delle popolazioni, dovuto anche alla quasi totale assenza di predatori, ha reso insufficiente di fatto la capacità portante dell’ambiente, costringendoli a cercare sostentamento altrove.

I cinghiali infatti si avvicinano ai centri abitati perché trovano cibo in abbondanza (rifiuti organici, prodotti orticoli, avanzi di cibo di animali domestici) e inoltre non sono minacciati dai cacciatori.

La gestione dei rifiuti nelle grandi città è però spesso un problema molto complesso ed i cittadini sono chiamati a fare la loro parte per collaborare con l’Amministrazione:

non lasciando rifiuti a terra;


chiudendo bene i cassonetti;


facendo correttamente la raccolta differenziata


non bisogna, nel modo più assoluto, dare da mangiare ai cinghiali perché: oltre ad incorrere nel “Reato di Foraggiamento”, essendo i cinghiali animali intelligenti, capirebbero che in quel posto c’è cibo garantito e tornerebbero ad approvigionarsi.

In caso di incontro ravvicinato con uno o più cinghiali

I cinghiali sono, tendenzialmente, animali pacifici e difficilmente attaccano l’uomo o altri animali, ma quando si sentono minacciati, in particolare se in presenza dei loro cuccioli, si difendono caricando chi li minaccia.

prima regola:                                                                                                                                                         

 non disturbarli, non avvicinarsi ma  allontanarsi lentamente, senza voltare loro le spalle;

seconda regola:                                                                                                                             

 se si sta passeggiando con il cane e questo non è al guinzaglio, richiamarlo immediatamente, mettergli il guinzaglio ed impedirgli di minacciare i cinghiali. Per il cinghiale il cane è un predatore, quindi una minaccia alla quale potrebbe rispondere attaccando. Se si trova in mezzo tra il cane ed il cinghiale anche la persona potrebbe essere attaccata.

terza regola:    

 lasciare sempre all’animale una via di fuga. I cinghiali tendono a fuggire dall’uomo e diventano pericolosi solo se feriti o impossibilitati alla fuga. È fondamentale quindi non frapporsi mai fra l’animale ed una possibile via di fuga.

Fonte: Roma Capitale