Horse Angel: adottiamo un cavallo

Adottiamo un cavallo?
Oggi incontriamo Roberta Ravello, la Presidente di Horse-Angels, Onlus di Cesenatico che si occupa di trovare una nuova casa a cavalli e non parliamo di qualche decina, perché dall’anno della sua fondazione, il 2009, oltre 500 sono stati gli equini che sono stati riaffidati alle cure di famiglie amorevoli.
Conosciamoli da vicino:

Ciao Roberta e grazie per il tempo che ci dedichi oggi. Trovare casa a un gattino o a un cane è sempre difficile, immagino che le difficoltà crescano quando ci troviamo di fronte a un animale che può arrivare a pesare anche 600 Kg. Come avete iniziato?

Grazie a voi per l’intervista. Nel 2006 mi sono avvicinata per la prima volta ai cavalli e dopo aver frequentato qualche maneggio mi sono accorta del problema dei cavalli a fine carriera e non solo. Non ho più voluto fare equitazione, ho pensato che ci fosse maggiore necessità di qualcuno che si occupasse in modo organizzato di tutela degli equini, che di una amazzone in più in un panorama già colmo di fruitori di cavalli e con pochi, invece, proprietari consapevoli e responsabili, volenterosi di prendersi in carico della vita dell’animale fino alla morte naturale.
Come avete iniziato questa avventura? Qual è stata la molla che vi ha fatto scrivere lo statuto e dire: adesso iniziamo! L’avventura è iniziata facendo volontariato per altre associazioni animaliste, che avevano un ramo dedicato agli equini. In genere però le associazioni a tutela degli animali “generaliste” riescono a incidere poco sulla realtà dei cavalli. Occorre una associazione iperspecifica per sperare di radicarsi nel settore e di poter fare qualche differenza. Dal volontariato sono arrivata a scrivere un paio di libri sugli equini, pubblicati dal maggiore editore in Italia specializzato in cavalli. Questo ha fatto sì che fossi maggiormente conosciuta nell’ambiente e mi ha creato gli agganci giusti per poter pensare di mettermi in proprio, con una associazione da me fondata e specifica per la tutela di questi animali.

Come arrivano a voi i cavalli e in che condizioni?

Ci sono 3 canali principali di ingresso nel circuito adottivo. E generalmente cerchiamo di miscelare un terzo per categoria, nel rispetto degli scopi statutari ma anche delle possibilità economiche dell’associazione. Sarebbe fuorviante e anche irresponsabile prendersi responsabilità al di sopra della propria portata.

Un terzo dei cavalli proviene dunque dal settore ippico (corse di cavalli in ippodromo), un settore in forte crisi e che non ha mai affrontato seriamente il problema del fine carriera, che nei cavalli da corsa è precoce rispetto alla longevità dei cavalli (questi hanno una vita media di 25/30 anni circa).

Un terzo degli equini che diamo in adozione proviene da segnalazioni di abbandono/cattiva gestione/maltrattamento e il resto da privati del settore sella che non possono/vogliono più continuare a mantenere il proprio equino e che non sono stati in grado di ricollocarlo con le proprie forze.

Sulla vostra pagina Facebook condividete i pre e post adozione. Qual è stata la storia che vi è rimasta nel cuore e che difficilmente dimenticherete?

Personalmente, senza voler fare un torto ad alcun equino, difficilmente dimenticherò i casi di sequestro che abbiamo affrontato e più per le difficoltà da superare per arrivare al sequestro, le notti insonni, l’ansia di non riuscire, i rischi affrontati, i dubbi su come procedere, la difficoltà a reperire i fondi per essere all’altezza, che per gli equini in sé, che una volta ricollocati, rimessi in sesto, felicemente sistemati, mi sono cari alla pari degli altri.

Insomma, ci sono state esperienze difficili di sequestri, con tanti soggetti da salvare, che mi hanno segnato profondamente per l’intensità e complessità dei problemi da affrontare per risolvere le situazioni.  Sono state però anche le circostanze di maggiore crescita dell’associazione, quelle che, una volta superato il frangente, ci hanno permesso un salto di qualità e per esperienza accumulata e per prestigio dell’associazione.

Quanto tempo passa in stallo in media un cavallo prima di andare in adozione?

Il settore tutela degli equini in Italia conta di pochissime associazioni e di ancora meno fondi e le due cose sono correlate. Non trattandosi di animali per i quali è possibile prendere sovvenzioni dal settore pubblico, ogni euro necessario per l’attività va racimolato in raccolta fondi, erogazioni liberali.

Non è semplice e senza educazione ad hoc per il terzo settore è impossibile. Ne consegue, che se si dovesse accogliere ogni equino anti adozione, il numero dei soggetti ricollocati sarebbe notevolmente inferiore. E non sarebbe una buona cosa, da nessun punto di vista. Gli equini che un proprietario ce l’hanno, che si tratti del settore ippico o sella, per quanto quel proprietario non voglia portare avanti la responsabilità del possesso fino alla fine, se vogliono che il loro cavallo entri nel circuito adottivo, lo mantengono fino a che non si è trovata adozione.

Horse Angels non entra nell’ambito delle compravendite dei cavalli. Non comperiamo equini da commercianti né sottostiamo a ricatti morali che se l’animale non viene acquistato andrà al macello. Il discorso che noi facciamo è quello di responsabilizzare i proprietari anche nella dismissione… non di aiutare i commercianti facendo loro da braccio di marketing volontario.

Ne consegue che si parla di stallo solo per quei cavalli, o altri equini, che un proprietario non ce l’hanno più e che si trovano in condizione di abbandono, piuttosto che maltrattamento, piuttosto che sequestro convalidato. Se anche si riducono di un terzo gli stalli, rispetto al numero di equini che vanno annualmente in adozione, non si concludono lì le spese ordinarie. Tra contributi per i trasporti e passaggi di proprietà e cure per la salute…se ne va una bella parte di bilancio.

Non siamo un rifugio, dunque non abbiamo una struttura fissa di stallo con animali residenziali, tipo maneggio o pensionato per cavalli anziani. Stalliamo in maneggi/scuderie che aderiscono al circuito volontariamente e laddove siamo in grado di fare delle scelte, per quanto sia difficile, siamo orientati a offrire una nuova possibilità ad animali che possono essere felici, e dare felicità, possibilmente ancora per diversi anni.

Abbiamo scelto, sin dal giorno zero, di fare l’associazione di ricollocamento e di tutela legale… e non il rifugio. Sono due modus operandi diversi e complementari ma generalmente è o l’uno o l’altro. Per avere entrambi, occorrono risorse (umane e materiali) che fino ad oggi non sono state nella disponibilità di Horse Angels.

E’ mai successo che una adozione non sia andata a buon fine e che il cavallo sia ritornato alla base?

Sì, più di una volta. Una percentuale di rientri è fisiologica del settore adozioni/affidi, non solo di equini… anche di cani, gatti e persino bambini (per quanto riguarda gli affidi). Serietà di una associazione significa essere strutturati per gestire questa possibilità e non farsene un cruccio ma cercare di imparare dalle esperienze. La selezione buona riduce la percentuale di rientri, ma occorre una notevole casistica per essere bravi selettori. Per fortuna abbiamo ridotto di anno in anno i rientri traendo saggezza dalle esperienze accumulate.

Ora abbiamo una percentuale annua di rientri sotto la media nazionale per il settore adozioni di animali. Quando capita, siamo all’altezza di gestire la situazione. Come ho affermato anche in precedenza, gli ostacoli riscontrati lungo il cammino e superati finiscono per diventare una forza, perché per superarli si è costretti a stabilire dei protocolli di sicurezza e sono questi protocolli, insieme all’autodisciplina, che consentono di limitare la percentuale di errori. Percentuale che non è mai possibile eliminare del tutto, perché non si sarà mai in grado di controllare tutte le variabili della vita. Una persona può rinunciare al cavallo adottato anche perché ha perso il lavoro… cosa si fa, gliene si fa una colpa?!?! Esattamente come quel cavallo è entrato in adozione la prima volta, ci rientrerà una seconda e alle stesse condizioni.

Che cosa deve assolutamente sapere chi desidera prendere un cavallo in adozione da voi.

In primo luogo che il cavallo campa 30 anni e anche più. Si tratta quindi di un impegno di lungo periodo. In secondo luogo, che non si tratta di animali adatti a persone che faticano ad arrivare a fine mese. Il grosso degli equini che diamo in adozione provengono da situazioni dove i proprietari non sono in grado più di mantenerli. Inutile fare passare questi equini dalla padella alla brace. Ci sono da considerare una serie di variabili: tempo necessario da dedicare a questi animali, spazi obbligatori perché si tratti di una gestione responsabile e attenta anche al benessere degli animali coinvolti, risorse economiche indispensabili perché l’animale viva con dignità e decoro, competenze specifiche perché l’adozione non si trasformi in negligenza. Il grosso dei maltrattamenti, nel caso di equini, deriva dall’ignoranza di gestione, e non dalla volontà a fare del male. E’ chiaro che nella selezione occorre andare a capire se la persona è in grado, ha il tempo necessario, gli spazi giusti e il reddito sufficiente ad assicurare una sistemazione dignitosa nel lungo periodo.

Qual è il canale che preferite per farvi conoscere.

Cerchiamo di farci conoscere soprattutto nel mondo specifico dei cavalli. Tanti degli equini che diamo in adozione, provenienti da situazioni di negligenza, vengono da persone che pensavano fosse una buona cosa avere il cavallo (o pony o asino che sia) senza rendersi conto che è buona cosa SOLO se è uno stile di vita. Parliamo di animali che necessitano di parecchie risorse, anche come tempo ed energia, non solo risorse economiche, per stare bene.

C’è da stare dietro a operazioni quotidiane di pulizia, non solo dell’equino, ma anche dei fondi su cui vive e dalla cui igiene deriva la salute dell’animale. C’è da pensare al movimento, anch’esso sinonimo di benessere. C’è da chiamare spesso il maniscalco per i piedi, ci sono da fare i denti, i vermifughi, da pensare all’alimentazione più appropriata per la stagione, il livello di attività fisica, l’età dell’animale. Più invecchia e più ha bisogno di attenzioni e assistenza continua. Non è la bicicletta che finita l’attività sportiva si può mettere in garage. Non esistono natali e capodanni… l’equino ha bisogno di mangiare tutti i giorni e di un livello elevato di attenzioni quotidiane. La causa di mortalità più frequente è il mal di pancia (colica). In caso di intervento tardivo si vanno incontro a spese medico veterinarie enormi… e se non si è in grado di pagare il veterinario, cosa si fa… si lascia il cavallo a morire nella sofferenza e nel dolore?

Insomma… puntiamo a persone che abbiano già una certa consapevolezza dell’enormità dell’impegno che serve per essere proprietari responsabili di questo animale… e quindi a persone che bene o male si sono già avvicinate da sole al mondo del cavallo e hanno già fatto qualche esperienza nel settore, così hanno già più consapevolezza che non parliamo di cagnolini o gattini, che bene o male sono alla portata di molti italiani.

L’impegno necessario è decisamente superiore a quello per qualsiasi altro animale domestico. E infine, diamo in adozione solo equini registrati come non destinati alla produzione alimentare, la cui macellazione è illegale. Non è che se l’equino si fa male lo si può far portare via dal commerciante perché sia macellato. Occorre curarlo. Più una persona è consapevole di quello a cui va incontro per un possesso responsabile meglio è. Consigliamo a tutti di conoscere il cavallo e il suo mondo, prima di diventare proprietari.

Abbiamo predisposto anche letture ad hoc. Consiglio a chi non ha mai avuto un cavallo di leggere: “Cavallo sì, cavallo no, guida all’acquisto responsabile“, che ho scritto io stessa che ho a che fare quotidianamente da anni con persone che si vogliono disfare dell’equino, prima di prendersene uno. Il libro elenca il numero di sfide a cui si andrà incontro nel possesso del cavallo. Dà consigli utili per la scelta del maneggio o per la costruzione di un ricovero/stalla in proprio. E’ di facile lettura, invita a fare test e a compilare tabelle per capire se ci si sta “dentro”, a livello economico ma anche di tempo ed esperienza. Si può ordinare dall’associazione, ma anche in qualsiasi libreria

Crescete di anno in anno, quali gli obiettivi per questo 2016 che deve ancora iniziare.

Abbiamo un paio di goal da raggiungere, difficilmente però sarà possibile nel 2016. Si tratta di obiettivi di crescita nel lungo periodo, che sottintendono un maggiore afflusso di risorse per investimenti stabili. Crescita responsabile significa anche non fare mai passi più lunghi della gamba. Non siamo una azienda che si può permettere di fare debiti e fallire, giocare d’azzardo con i soci e i sostenitori, rischiare la vita degli animali che fanno affidamento su di noi. Dunque per il 2016 non prevedo grossi cambiamenti.

Se aumentassimo del 3% il numero di sostenitori e dunque il bilancio sociale a cui attingere, sarebbe già un buon risultato che ci permetterebbe qualche sforzo in più. Come numero di equini ricollocati annualmente siamo circa stabili da qualche anno. Perché aumenti in modo significativo quel numero, occorre uscire dalla crisi economica che deprime il paese e questo è un obiettivo al di fuori della nostra portata e compito statutario. Sarebbe incoerente trasferire equini da persone che non se li possono permettere ad altre persone che non se li possono permettere. La storia del cavallo nel mondo è correlata anche al contesto socio economico in cui l’animale vive.

L’Italia si è mangiata una buona parte del suo patrimonio equino dall’inizio della lunga crisi. Era già successo all’epoca delle guerre. E’ triste, sì, per quanto si combatta, ancora non si è riusciti a togliere questo animale dall’ultimo suo impiego in caso di necessità, quello a carne.

il cavallo non si mangia

Dopo tante campagne di sensibilizzazione, tante raccolte di firme, qualcosa forse è cambiato in generale. Sempre più persone parlano della necessità di uno stile di vita che veda l’impiego di meno proteine animali, per la salute personale e del pianeta. La maggioranza degli italiani è anche sfavorevole alla filiera equina per il circuito alimentare. Purtroppo il cavallo se lo trovano nel piatto anche non volendolo, perché gli impasti a base di cavallo finiscono nei piatti pronti, nei sughi e negli insaccati per la grande distribuzione. Fino a una certa percentuale di carne equina non è neppure necessario dichiararne l’utilizzo in etichetta.

Insomma, il grosso degli equini continua a finire nel circuito alimentare perché sono poche le persone, percentualmente, che tengono l’animale a vita, fino a morte naturale. I più lo tengono solo fino a che ne hanno un utilizzo pratico nel lavoro o negli sport equestri.
Ecco, per il 2016 possiamo solo augurarci che possa continuare a crescere la consapevolezza che l’equino meriterebbe di essere un animale soprattutto d’affezione.

Per maggiori informazioni: qui trovate i contatti per il sito e la pagina Facebook della associazione
www.horse-angels.it
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voicemail: 054781805

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